La vita
scorre anche e soprattutto al di fuori delle nostre
abitudini egoistiche.
Per questo accetto gli inviti per
come vengono.

Questa volta si tratta di andare a
conoscere una "cachoeira", cioè una cascata, un ruscello
portentoso che scende dai monti fuori Rio, meta di tutti
quei ragazzi che non possono arrivare fino alle spiagge.
Mi dispiace di aver abbandonato
Rodrigo, il mago della chitarra che, scovato fra le
sabbie di Copacabana a dar ossigeno ai muscoli
dell'orgoglio carioca aveva accettato di suonare per me
le note suadenti di Sem Ar, sentimentale
lezione d'amore cantata da D'Black.

L'intenzione inevitabile dei brasiliani è di cavalcare la
vita a pelle, come su di un cavallo che attraversa a perdifiato
le praterie del presente. nessuna negligenza, nessuna
concessione all'imbarazzo.
Per il suo compleanno mi
aveva chiesto non una maglietta da surf, ma addirittura
un appartamento in regalo, credendo che ogni italiano in patria
guidasse una Ferrari e che quindi una decina di migliaia
di euro valessero bene il consolidamento di un'amicizia
da spiaggia.

La pallina del divertimento saltella sulla roulette
tropicale e mi trovo a frequentare quell'Imbariè
che ha già prodotto numerose avventure nel mio curriculum di
turista teppista. Che altro dire di qualcuno che si ostina a
non timbrare il cartellino di musei e cattedrali? Non sono i
vernissage ad attendermi ma le feste di sobborgo.
Le
avventure del sottobosco della malavita hanno il sapore
della crudeltà, unica uscita da una linea abbandonata sul
binario del perbenismo.
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L'escursione a cui sono invitato ricorda la classica gita domenicale in compagnia di
padre, madre e cugina con bambina appresso. Il marito è
qualcuno di cui, mi dicono, la mia faccia ricorda l'espressione.
Sarà che lei ha mire sulla mia pelle di gringo?
La mia guida, Andrea è
amico di Rodrigo, che non vedo da quell'ultima foto scattata
sullo sfondo del Copacabana Palace al chiaro
di luna.

L’invito è a gozzovigliare con la famiglia nella cachoeira di
Andorinha, una specie di Gange dei poveri della
domenica. Una andorinha non fa estate, dice un motto
brasiliano, che sarebbe come una rondine che non fa primavera ma
la moltitudine non sembra capire che quel ruscello torbido non
fa spiaggia, ma sopperisce con coraggio creativo alle
ristrettezze imposte da una incompresa distribuzione dei
privilegi sociali.

Spruzzi d'acqua e fumassa delle salsicce cucinate sulla griglia,
in un ammasso di carni sfrigolanti e pelli abbronzate che
fanno della misera umanità di Imbariè un modello
di desideri stracotti. Circondato da migliaia di persone, l'idea
di ruscello è andata a farsi benedire, consegnandomi invece uno
spaccato di adattamento, surrogato dell'immaginario turistico di
divertimento, e tanta umiltà giocosa.

Una giornata interessante, anche se stancante, dove ho imparato
a dialogare con i sacrifici e i sorrisi altrui.
26 jun 2010

Sem
Ar - D'Black
http://www.youtube.com/watch?v=EHD5tEKEnBs
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