






Delinquenza
giovanile, turismo, prostituzione, furbizie e disincanto: La
Carne Fresca, raccolta di storie brasiliane

qui la descrizione
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PARAISO DO PECADO
Il
tentativo di
integrazione nella vita di Rio de Janeiro è l'occasione
per svelarci una città
che sfugge ai luoghi comuni del panorama turistico. Attraverso vicende
sempre eccessive viene alla luce la differenza di
intendere le responsabilità e i diritti in culture a
volte simili e a volte distanti, quali sono la
brasiliana e l'italiana.

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Un romanzo scritto con un nick name,
che narra dell'esperienza di un imprenditore del Nordest
italiano che scappa in Brasile, alla ricerca della ritrovata
gioventù, della libertà dalle restrizioni burocratiche e dalle
irregimentazioni sessuali. Uno sguardo sulla vita delle favelas,
dove il protagonista conosce trafficanti e prostituti, soldati e
poliziotti corrotti, dame della droga e avvocati drogati.
Un mondo ambivalente, in cui
perfino la solarità di un sorriso può nascondere la più
terribile delle insidie...
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La guerra
di
Rio...





Qi
quotidianoitalia




F
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ore al limite

M
i sono isolato
nella saletta delle colazioni dell’Hotel Imperial, uno
stabilimento assai datato che cela dietro il nome altisonante una
struttura appena decente. Per affrontare ogni imprevisto con un
po' di preparazione tecnica, come ogni notte voglio scaricare foto e
appunti sul notebook, e da lì gettare una
copia di sicurezza nella chiavetta.
Sono le ultime
curve dell'avventura, prima della fuga all'aeroporto, dopo
stimolanti visite nelle ruggenti favelas di Salvador,
più violente e animali, nelle strade più sporche, negli odori più
pungenti, nell'umido più penetrante, nei colori più vivi, nel nero
più nero delle pelli. La mattinata alla spiaggia di Cantagalo
coi suoi bar fatti di casse di birra, che guardano di lontano i
grattacieli della città chic; il pomeriggio ceduto all'ennesimo
perdersi fra le bancarelle del mercato coperto di San Joaquim,
dribblando capre e galli destinati alle messe dell'Umbanda.

La cena al
rinomato Maria Mata Mouro mi ha lasciato pesante, non
sono più abituato a questi piatti completi, volevo darmi un premio
per essermela cavata anche questi mesi senza ferite e senza
eccessivi traumi, ma un antipasto di pani alle erbe e salsine di
melanzane piccanti, paté di pollo e crema di frutto di mare aveva
dato un serio colpo alla mia linea ritrovata. Che brutto onore ho
fatto poi al pesce badejo in salsa di gengibre...!

Cerco una coca
fra le forchette sparse nella cucina di fòrmica, ma non ce ne sono.
Chiamo il portiere, mi faccio aprire il portone che si affaccia al
dilà oltre lo spioncino protetto da una grata come nel medioevo
postatomico, ed esco nella Avenida 7 Settembre deserta, agli
antipodi del fascino della giornata. Son passate poche ore e già ho
nostalgia di quando la città è colorata e brulicante di venditori e
passanti. Ho scoperto spiagge native, angoli di beata sufficienza.

Ora in fondo
alla strada di mezzanotte solo luci di semafori, o un taxi che non
si ferma allo stop. Una coppia sbandata mi incrocia malferma, lei mi
lancia un esplicito “ohi meu amor”.
Cambio marciapiede, a metà della
carreggiata lancio un sguardo all’orizzonte niente bar aperti, solo
un ennesimo nero ubriaco e panciuto, inverto la rotta platealmente.
Ma da lontano mi lancia un solitario “ohi ta con medo di que?
Non sou ladrao nou, sou… eu so… miseria…”
Hai
paura di che? Non sono un ladro, per la miseeria...

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ReD AlerRt
I racconti di barkus da leggere con le cinture allacciate
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Proseguo
fingendo che nella notte deserta il messaggio esplicito non sia
diretto a me, unica ombra oltre quella. Cammino tranquillo e
spedito, recupero l’incedere a gingada sculettante, le
braccia penzolanti alla Gene Wilder che imita un nero. Una via alla
destra, la imbocco, poco dopo vedo un ponte scuro ma niente luci,
ritorno sui miei passi e me lo trovo davanti. “Voçè sta con
medo de mim… rapaz, non sou nao…” Mi apostrofa con
fare offeso. Tiro fuori la mia insolenza, non mi lascio intimidire.
“Ta falando com
migo? Stai parlando con me? “Sim ta querendo o que? “
Si, che cosa pensi? Vc ta querendo me dizer o que? Cosa mi
vuoi dire? " Voçé mi viu e voltò pe la rua… O que ta procurando,
hein…” Ti sei girato e mi hai evitato in strada, in
cerca di che? E' ora di smettere di scappare e
guardare in faccia il proprio karma con determinazione,
affrontandone lo sguardo che avevo fin qui evitato.
Che cosa c'é, caralho, sto cercando un barzinho per
comprare una cosa, ma è tutto chiuso. Qual'é la storia, eh?...non
sono libero di andare dove mi pare? Pare contrariato dal
fatto che qualcuno stia abbaiando proprio a lui, deciso di prenderlo
sul serio, dando un contorno alla sua esistenza di fantasma.
L'aggressività gli scivola lungo gli abiti che san di birra e di
topo morto, ma subdolo aggiunge: "Là nel Campo Grande ce n'é
uno aperto: io mi giro senza darmi pena di guardare dove
indica quella mano. Sento sul selciato umido di calore i suoi passi
due metri dietro i miei, "O anche in questa strada", accetta.
Mi avventuro cercando di seminarlo, ma la sua ombra mi perseguita,
assieme a un borbottare su nessuno che lo aiuta con il passaggio di
autobus di 3 reais… Appare all’angolo una saracinesca
mezzo chiusa con delle sedie accatastate, un ragazzo disteso che
assiste alla fine di un programma tv. Ehi, là c’è un bar, hai
visto, mi fa. Grazie al caralho..., avevo proprio
bisogno di una guida come te…
Mi trascin o
verso la luce solitaria e compro una coca, il ragazzo dietro il
neon triste del
banco sembra
risvegliarsi e controlla ripetutamente alle mie spalle, con sguardo
preoccupato...
Conto gli
spiccioli, trattenendone qualcuno nel palmo della mano. Prendo la
lattina nell'altra e ritorno sui miei passi, all’uomo panciuto do un
paio di monete, lui si spertica in mugugni che suonano
ringraziamenti neutri con riserva sull’ammontare. Rispondo a caso
con ferma gentilezza, e me lo levo di torno, riuscendo a riemergere
solo nella rua.

Dopo qualche minuto busso con
fermezza alla grata della porta di ferro, ritrovandomi solo fra le
mura di quell'albergo da poco, separato dalla solitudine altrui.
Nelle città a rischio non serve provocare, o fare il muso cattivo,
basta solo mostrare i denti ma continuare a parlare come fan tutti;
nelle emergenze tirar fuori due monete aiuta. Un pugno e una
carezza, diceva il boss di San Paolo che proteggeva la giapponesa.
Si impara a esser duri, perché il sangue è rosso in tutte le
culture...
salvador - 10 maggio.2011
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"
Non mi piace gareggiare in velocità col tempo, preferisco
lasciarmi superare"
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affari puliti
iniziative sociali generate dalle ceneri della
mala del brenta
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