Universo
Parallelo
Orizzonte favela, in
cerca del diritto di sognare
"Q uand'ero piccolo, era solo caffè con farina, non
uovo, pane e margarina come adesso..." canzona Rodolfinho, mulatto piccolo e coi muscoli a vista.
Vende calze tatuate al mercatino illegale, per approfittare dell'ultima
moda lanciata dal carnevale, una scelta coraggiosa, visto che la
famiglia condivide le sorti, tristi o necessarie, del traffico di
stupefacenti.

Amo la favela, la
retorica delle Ong e delle organizzazioni che continuano a lucrare sulla
fame altrui, l'arroganza dei poveri che si oppone giustamente alla
strafottenza criminale dei fortunati.
Quelle brutte scatole di fiammiferi, abitate da gente sempre sul punto
di prendere fuoco, sono il museo della mia avventura, groviglio di speranze
tormentate, eppure sempre allegre.
Lungo le ripide calli le sfide
per emergere possono correre in mezzo al fermento, ai giovani
spacciatori, agli ubriachi e ai meninos con gli occhi
vispi, alle case scalcinate, ai rivoli di scolo che cercano una via di
scampo a fianco dei marciapiedi, ai mototaxi temerari,
agli sguardi calcolatori, ai sorrisi indagatori, accoglienti e
provocanti, alle piccole truffe delle teste tropicali costrette
in vite inutili, al cibo eccessivo, alle birre gelate e insipide vendute
negli isopor agli angoli di strada, agli acquazzoni
improvvisi che scendono dalle strade alte mescolandosi alle urine
seccate agli angoli, ai bossoli di fucile, alle sciacquature di piatti,
ai preservativi lacerati, al futuro vivido, lavando per l'ennesima volta
tutto insieme il tanfo delle spazzature e degli abusi. In
ogni scorcio, la bellezza insistente della lotta sguazza e sgomita
nella melma di un presente spaventoso.

"Mia madre non lavorava, mio
padre era morto, io giocavo nel cortile di tre metri con la palla che
rimbalzava sul muro vicino alla porta di ferro. Si ascoltavano le storie
dei ragazzi più grandi, tutti sapevano cosa c’era dietro l’angolo, si
aspettava il momento di trovare una ragazza che te la desse, a tredici o
quattordici anni un qualche sesso alla fine lo facevi, magari con
l’ennesimo cugino. Il termine bisex non significa nulla qui in favela,
tutti si dicono machos ma alla fine vogliono solo venire
rapido, trovare un corpo che sia disposto a farti godere, a farti
abbassare quella tensione sessuale che pervade i corpi col calore, le
giornate di sole, l’umido che ti riempie le vene e che pompa incessante.
Non avere molto altro da fare ha il suo peso. Così ti guardi in giro e
vedi che ognuno si arrangia e così aspetti che arrivi anche per te il
turno buono, che quando passa davanti non hai indecisioni, timidezze o
ripensamenti, è solo tirarlo fuori e cercare di venire.
Una volta la festa era solo forrò, non c’erano moti
frighi e allora si beveva cachaça, che costa meno della
birra, e miglio bollito e aipim fritto.

Adesso c’è la televisione sempre accesa che non
serve pensare a niente. Fino all’anno scorso c’era gente al bar che per
una parola di troppo ti metteva il coltello nello stomaco. E’ ignoranza,
anche. Per chi può procurarsi qualche soldo pure la droga è un
passatempo perché non c’è altro d fare, poi ci si abitua e non vuoi
stare lontano da quel torpore eccitato. In favela non si può rubare,
allora la gente prende il minivan e con quattro reais
raggiunge la Centrale, lì intorno si può rubare e poi si torna qui a
comprare la droga.
In tv vedi tutta questa negatività, eppure
per la strada le persone hanno il sorriso stampato in faccia.
Ci
sarebbero mille motivi per piangere, eppure anche i più umili sono
sorridenti. Disoccupati, marginali e trafficanti. Io vedo molta voglia
di vivere, molta voglia di vincere. La favela sembra uno sporco mondo
delle fiabe, un universo parallelo dove gli uomini sono ancora
incompiuti, gli adulti sono in gran parte bambini che hanno lasciato il
pallone e giocano con le armi.
Molte cose che son buone nella
vita sono illegali, immorali, o ingrassano

ReD AlerRt
I racconti di barkus da leggere con le cinture allacciate
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Una arma è morte,
l'educazione sviluppo
La polizia non viene di notte fonda, spazio dei
banditi, ma in pieno giorno. Spara fra le calli, fra la gente che
scappa, spara sul bersaglio evidente come politica
di repressione, risposta primaria della cultura della difesa della
proprietà e del marketing sicurezza. Ma i banditi sono cento, gli abitanti della
favela sono diecimila, spesso ci van di mezzo gli innocenti. E anche se
prendi dieci banditi, cosa hai risolto? E quanto costa mantenerli in
prigione? La soluzione migliore sarebbe investire in educazione. Ma la
politica non sa fare piani a lungo respiro: fra qualche anno governa
qualcun altro e magari si prende i meriti. Quindi meglio non far nulla,
o solo operazioni eclatanti.
La mancanza di opzioni, di
opportunità, genera la scelta errata, il ragazzo senza impiego, senza
nemmeno le condizioni per avere un piatto da mangiare, come può pensare
di studiare?
L'arma della cultura ha pallottole scarse, si perde
nelle calli strette, si confonde nelle tracce della bambina col vestito
rosso che se ne sta col dito in bocca, sfugge al topo accanto alla porta
di casa, si arresta davanti al campo da calcio in terra battuta, alla
saletta dei videogiochi da un real, allo spuntino da un
real.

"Un kalashnikov 762 costa 1000 reais?
No,
dice il fratello di Rodolfinho, il suo prezzo è
26 mila. Com'è che vai a comprarlo al mercato illegale del Parahuay se
non hai nemmeno un documento? Dicono che li rubiamo alla polizia civile?
Balle, è molto meglio aspettare che un poliziotto lo porti nelle
mie mani, io gli pago 20, 30 mila e ce l’ho qui"...
Suo cugino Mc Playboy è diventato qualcuno nelle feste
funky, cantando la finestra di inferriata dalla quale ognuno sogna una
porzione di libertà lontana, un aquilone che sale in alto fra le case,
nelle mani dei bambini, circondati da un mare di case non finite. Anche i
trafficanti vivono nella comunità, perché non potendo avere un'esistenza
al di fuori di essa, sognano un orizzonte migliore per i propri figli, qualcosa che si immagina ma non si sa
nemmeno cos'é..
"Quem devia estar na escola recebendo uma
istruiçao
è encontrado na favela com um fuzil na mao
aquele que som pagos pra nos defender
as vezes eles usam o abuso do poder
aquele que som pagos pra ser nossos protetor
as vezes eu vejo como proprio agressor..."
(Quelli che dovrebbero stare a scuola a ricevere
una istruzione, invece li trovi per strada con un fucile in mano; quelli
che son pagati per difenderci, a volte abusano del loro potere; quelli
che dovrebbero proteggerci, a volte io li vedo come veri e propri
aggressori...)
Alla gente del posto, alle famiglie indigenti,
umili, la normalità del luogo, non rimane che adattarsi, aspettare
che la soluzione cada dal cielo come la pioggia o i raggi del sole. Le
chiese d'angolo lottano anche loro per rosicchiare i
pochi soldi rimasti in tasca. "Dio ti ha dato tutto, e tu cosa gli
dai? Ma questi soldi sono per pagare una rata della moto di mio
marito.
"Non ci pensare troppo. Se tu dai tutti i tuoi soldi a Dio, sarà
poi Lui a risolvere ogni tuo problema..."
max - salvador maggio 2011
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