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Un'isola perduta nella memoria
Rovistando negli armadi del magazzino scopro gemme della memoria. E' come quando da bambino, la soffitta del nonno produceva polvere e meraviglie. Aprivo vecchi cassetti illuminandomi alla vista di timbri, cartoline e chiavistelli. Ora dal Tempo riemergono mappe e depliants di luoghi che ho sepolto per poi ritrovare. E' bello avere un'età, di colpo mi sento vecchio abbastanza per avere un passato. Quest'isola era sepolta bene, non me la ricordavo proprio. Carriacou Dev'essere stato il 1992, nemmeno tanti anni fa, ma appartenere al secolo scorso dà a questo viaggio la sfocatezza di un'era riesumata dal caso. Scendo lentamente dal seggiolone in vimini dove mi ero assoggettato a degli spaghetti alla carbonara liquefatti dalla mancanza di una clientela sufficientemente critica. Abbandono la visione del porto di St: Georges nell'isola di Grenada, considerato uno dei più sicuri dei Caraibi. Mi trascino verso l'imbarco dove mi aspetta una nave in lamiera verniciata, che più che a un traghetto è simile ai famosi steel drums, i tamburi del calypso ricavati dai bidoni vuoti di petrolio. Le ritmiche percussioni mi rimangono nelle orecchie e nello stomaco, mentre il mare ci porta in bocca, rigirandoci sulla lingua delle onde che si fanno sempre più alte, rendendo un miraggio le coste di Jack Adan, la locale isola del tesoro sovrastata da un unico ciuffo di palme. Carriacou ci appare come una benedizione dopo tre ore di violente galoppate sui cavalloni, gente che si piega sul parapetto nonostante la pioggia battente, altri che si chiudono nel bagno col proprio vomito... Perla delle Grenadine, una manciata di isole gettate come un collier fra le terre maggiori che s'involando dalla costa venezuelana, poesia brutale di sale, oro e cannoni, laggiù nel continente squarciato fra promesse e menzogne, verso il sussurro di libertà delle beate lingue sabbiose perdute fra le Antille. Assieme alla sorella Petite Martinique, tre miglia ad est, e la maggiore Grenada, circa 23 miglia a sud, forma una nazione trittica indipendente. Un'interessante topografia creata dall'azione vulcanica dissemina in sette miglia di castigata lunghezza una manciata di colline coperte da intricate foreste pluviali, una costa irregolare e belle virgole di sabbia difese dalla barriera corallina, visioni che si mettono in mostra come bambine all'uscita dalla chiesa domenicale, agghindate con nomi falsamente modesti, tipo Paradise Beach, White island e Sandy Island. Abbandonato il porto di Hillsborough, cado in un vagabondaggio ozioso fra le strade assolate e le case di legno disseminate nel verde tropicale. Una flemmatica storia di insediamenti iniziati nel 1000 avanti Cristo da parte dei pacifici indiani Arawaks, seguiti dai fieri Caribi, insediata dai francesi e quindi dagli inglesi, scorre attraverso le coltivazioni di cotone, canna da zucchero, lime, caffè e cacao, Non raro in altre colonie del Commonwealth, il periodo del colonialismo e della schiavitù ha lasciato in eredità più danze che ingegno, molti tamburi e poche chiese. Uno sguardo ai ballerini di colore fa tornare alla mente sfocate immagini di schiavi mandingo dallo spirito ribelle. Chiudo le ante della memoria consapevole di aver volato, solo volato sulle ferite dei luoghi, dove la storia di sogni e di conquiste è passata come un soffio, disseminando di scorie impreviste un mare troppo grande per essere di qualcuno.
max - 20 jul 2009
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